La STORIA e le immagini del Festival Rock italiano più conosciuto al mondo: ArezzoWave
Parlare in poche pagine di un anno di ArezzoWave, quando ne servirebbe un libro per ogni edizione, posso farlo solo pensando a dare notizie, ricordi, foto e grafiche come titoli di capitoli di un volume, flash di storia con l’obiettivo di stimolare curiosità e far comprendere la complessità e la voglia di pensare in grande di ArezzoWave fin dalla sua nascita. Magari un giorno arriverà anche il libro.
Intanto buon viaggio… nel tempo!
PRIMA PUNTATA
La PRIMA EDIZIONE: 19-22 MARZO 1987
ANTEFATTO
Erano i primi anni del nuovo palasport di Arezzo e ArezzoWave nasce dopo un 1986 che porta allo stadio di Arezzo una rassegna “Musica & Sport” dove nel piazzale un tendone
ospitava un mega schermo per assistere alle partite del mondiale di calcio in Messico (il mondiale di Maradona) e dentro lo stadio con il palco sotto la tribuna suonavano decine di band aretine selezionate dal giornale di annunci aretino “PiazzaGrande” ( eh già!).
Il successo dell’evento spinge una giunta comunale illuminata retta dal sindaco Aldo Ducci e con i due Assessori a sostegno Paolo Greco e Paolo Nicchi a concedere la nuova struttura ad un’idea nuovissima all’epoca, un festival aperto principalmente ai nuovi gruppi della scena musicale italiana, in un periodo, marzo, lontano dagli eventi estivi e unico nel panorama italiano.
LONDRA ad Arezzo!
Un autobus rosso a due piani, il classico Bus pubblico icona di Londra, fu trovato miracolosamente dagli organizzatori e servì a fare da navetta tra il palasport e gli hotel della città con il suo carico di giornalisti presenti da tutta Italia. Tra tutti “Frigidaire” il mensile cult della grafica e del fumetto alternativo italiano che intitolava in copertina “ArezzoWave la provincia insonne”.


PUPO: “benefattore” con hotel e service
Enzo Ghinazzi in arte Pupo appare tra i “lavoranti” nei credits del primo Lp, termine improprio che raggruppava chi aiutò ArezzoWave nell’edizione 1987.
Pupo ci aiutò veramente, ospitando tutta la stampa nazionale nel suo albergo “Country Hotel” di Ponticino a pochi km da Arezzo, e fornendoci il primo service del festival di sua proprietà che se ben ricordo si chiamava “Ilaria Service” curato da Stefano Civitelli fonico con lui in ogni angolo del mondo e da Franco Comanducci, allora assistente, poi tra i più importanti realizzatori di palchi e strutture in Italia, tra i quali quello di Ligabue al Campovolo.
Parlare con Enzo Ghinazzi in arte Pupo è sempre un piacere per la cordialità la simpatia e l’umorismo che esce dalle sue parole… questo il suo ricordo di quella edizione… e ancora grazie.
Dai a parte gli scherzi, mi ricordo che non avevo la minima percezione di cosa sarebbe diventato ArezzoWave, per me, tu eri un pazzo, pazzo scatenato che faceva una roba che io non capivo e ti davo una mano perché mi faceva simpatia questa roba qua, ecco, però ha detto vuoi bene, poi sarebbe diventata più importante del Festival di Sanremo, questo è meraviglioso. Ti abbraccio forte. Ciao ciao amico mio, ciao.
«Carissimo Mauro, è davvero un piacere sentirti io ho ancora in mente quei tempi e ricordo che usasti l’impianto mio “Ilaria edizioni musicali” che è un’azienda che opera a livello mondiale con dei buoni risultati ancora oggi (lo dice ridendo ma è la verità con ultima data a Samarcanda a Capodanno) quindi pensa te quanti anni sono passati. Mi ricordo che ospitai dei giornalisti e di averti fatto anche omaggio dell’ alloggio che a quei tempi ne avevi bisogno magari oggi no che sei diventato un uomo molto facoltoso, quindi non hai più bisogno ma prima eri povero (qui mi prende in giro…) allora io nel mio piccolo che ai tempi ero ricco, ti detti una mano con queste sciocchezze (ride…al telefono).»
BUKOWSKY yes !
Charles Bukowsky, per un pelo quasi veniva ad ArezzoWave!!
Su “Piazza Grande” un angolo di letteratura e poesia era curato da Roberto Frulloni Doge del Casentino cui ci univa una passione morbosa per il poeta e scrittore maledetto americano, alias Hank Chinasky, al punto tale che il titolo della sezione curata nel giornale era “Post Office” come il nome del libro dello scrittore… Com’è come non è, ci prende la fissa di invitarlo, lettere all’ambasciata USA (allora internet era lontano), contatto con la sua agenzia e poi con tempi postali arriva la lettera 1) Charles ormai non si muove da Los Angeles, beve e gioca ai cavalli ma sta bene lì, ci ringrazia e ci manda comunque una poesia bellissima che trovate, consumata dal tempo tratta da un numero di ‘Piazza Grande’ del 1987.
Cesare Mac Petricich NEGRITA (Testimonianze AW 1987)

Per me e per Pau fu l’occasione per respirare, studiare e conoscere tutto ciò che accade intorno alla musica e così ci offrimmo volontari e fummo assoldati come assistenti o per meglio dire angeli custodi degli artisti.
Io seguivo ogni giorno una band, Pau seguiva la sua, andavamo ad accoglierle al loro arrivo, mostravamo loro gli orari di sound check e di esibizione, le accompagnavamo in giro per la città, al ristorante e all’ostello, passavamo insomma l’intera giornata insieme a musicisti dai quali cercavamo di imparare tutto ciò che potevamo e con alcuni di loro ancora oggi ci sentiamo come per esempio i Diskanto di Cremona o gli Underground Life.
«Nel 1987 avevo 18 anni e un un sogno, volevo fare il musicista. Insieme al mio amico Pau avevamo da pochissimo formato una band nella nostra dormiente città, ma ci sentivamo così lontani da quei luoghi dove accadono le cose che non ci rimaneva che immaginarle.
Qualcosa di sconvolgente però accadde proprio in quell’anno, il mondo della musica alternativa italiana che seguivamo a distanza attraverso fanzine e riviste specializzate arrivò ad Arezzo, un’ondata improvvisa e inaspettata, una quattro giorni di musica live ed eventi con giovani promesse italiane e ospiti già affermati, fu l’esordio della prima edizione di un festival diventato epico e longevo, Arezzo Wave.
Poi c’erano i giornalisti di settore, alcuni veri e propri guru della scena alternativa italiana, c’erano tecnici audio e tecnici luci, manager e etichette discografiche, insomma un vero e proprio luna park per noi.
Ho dato il mio aiuto anche in alcune edizioni successive, ma ciò che mi ha dato a livello personale quella prima edizione è stato per me fondamentale nello sviluppo di ciò che avevo come sogno nella mia vita, mi ha fatto capire su quanti fronti bisogna impegnarsi, di quanti sacrifici, tempo e kilometri ci vogliono per fare della musica la propria vita, non tutto arriva subito.»
It’s a long way to the top if you wanna rock ‘n roll.
Il cast e le attività culturali collegate
IL COLPO DI SCENA
GLI ARTISTI
GLI AMICI
della prima ora
Non ero solo in questa nascita di ArezzoWave.
Ero con un tipo da film che doveva esser il direttore artistico del festival e di cui evito il nome, poi capirete. Io curavo la parte logistica sicurezza strutture permessi finanziamenti (30 milioni di Lire il costo: 20 Comune, 5 Provincia, 5 Piazza Grande). Il tipo che mi aveva proposto il programma, che io avevo sottoposto alle istituzioni e da loro accettato, scopro a un mese dall’inizio e con il materiale stampato che se lo era totalmente inventato, perso dietro sostanze sicuramente strane per me e alteranti il giusto.
Evitato l’omicidio per buon senso scaccio lo pseudo socio e confermo il programma andando su e giù in Italia convincendo artisti e giornalisti ignari.
E nasce il festival …
Fin dalla prima edizione con gli artisti si è creato un rapporto di amicizia durato nel tempo, su tutti Luca Morino ( allora Loschi Dezi e poi nei famosi Mau Mau ) e i Ritmo Tribale milanesi dentro come cui mi sono trovato ai loro matrimoni e anche oggi ogni tanto con Edda (Stefano Rampoldi) ora casentinese, grande artista della musica italiana e immagine della copertina del disco del 1987.
Molti i ragazzi che hanno reso possibile quel festival, su tutti, ma so di trascurarne un mondo, Lucio Malvestiti eclettico direttore di palco e non solo braccio destro, pieno di energia Peter-panesca, con la sua “Testata” fanzine storica del fine millennio aretino, e il braccio sinistro Riccardo Gambi, factotum universale, da autista dell autobus inglese a risolutore di ogni problema… e soprattutto da non fare arrabbiare
mai, ma proprio MAI.
Gli altri personaggi di ArezzoWave li scopriremo più avanti, qualcuno in quegli anni prendeva il latte.
IL DISCO
del primo anno
LE NOTTI
di Arezzo Wave
PROGRAMMA
di Arezzo Wave
Con l’ambiente musicale milanese come quello torinese e poi parigino eravamo di casa, parlavamo la stessa lingua, e quindi è stato naturale coinvolgere i più stimolanti soggetti, da Radio Popolare a giornalisti come Stefano Ronzani e a musicisti e creativi come Stefano Eco degno erede del padre più famoso. Fu lui che realizzò il disco con la Emi e ricordo con sorpresa e soddisfazione la notizia, ero in Australia quando me lo comunicò e saltai… più di un canguro dalla gioia).
Come per ogni edizione di ArezzoWave ci siamo sempre presi cura del nostro pubblico dandogli eventi gratuiti in massima parte e continuando a curare l’accoglienza anche la notte.
Non essendo un festival locale come adesso accade ad Arezzo e in molte parti di Italia, ArezzoWave ha sempre attratto molte persone da fuori per l’unicità della proposta, e fu così anche nell 87 . Si risolse il problema dell alloggio dei giovani che arrivavano da tutta Italia con un accordo con un locale ad olmo, il mitico Alice Club, di Lucio Massai, Stefano Caneschi e Alessandro Scapecchi.
Il locale restò aperto nei 4 giorni del festival h24 di notte tutti a dormire e poi colazione ed altro.
«Spero che questi piccoli flash vi aiutino a capire cosa è stato il contesto in cui è nato ArezzoWave e quanto era rivoluzionario per l’Italia musicale il suo progetto e la sua visione. Sono gocce nel mare del nostro percorso, le prime feconde e in piena libertà…»
Alla prossima
MV